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Computer pieghevoli |
scritto da pinko il ven, 14 mar 2003 @ 18:20 |
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Nell'attesa di approfondire quest'argomento sul piano pratico ho deciso di mettervi al corrente delle ultime scoperte nel campo della microcomponentistica. Già perchè, da che mondo e mondo, computer e supercomputer hanno comunque fatto affidamento sulle forti capacità di scambio elettronico dei superconduttori, ovvero sulla velocità di scambio dati di materiali come il silicio appunto che la fa da padrone da decine di anni. Recentemente un cambiamento però è balzato nell'immaginario di chi, come me, sogna download fluviali e computer maranza da mostrare agli amici con conseguente lievitazione del proprio ego.
Le strade scelte fino ad oggi sono state due:
- la prima, la fibra ottica, che esiste dagli anni 70 e che sta arrivando all'utilizzo di massa solo recentemente basa il trasferimento dati su segnali luminosi IR (infrarossi) che, immesse via laser e decodificate da un dispositivo sensibile (fotodiodo), attraversano fasci di fibre elastici composti da silice, ovvero l'elemento base del vetro;
- la seconda invece trae vantaggio dalla manipolazione atomica (nanotecnologia) del carbonio, il quale, preparato in sottilissimi fogli, viene poi arrotolato in tubi dal diametro di pochi atomi (diciamo circa un centinaio) ottenendo conduttori stupefacenti, poi con un successivo "arrotolamento" del tubo si ottiene un semiconduttore che è per l'appunto adatto a creare microchip.
Dopo il logorroico e raffazzonato preludio torniamo al fulcro ovvero una nuova e terza strada le cui possibilità sono per l'appunto quelle di creare componentistica hardware pieghevole, alla stregua di quello che mostrano molti films pseudofantascientifici degli ultimi anni. Di questo dobbiamo ringraziare Alan Heeger che grazie all'incredibile scoperta ha ottenuto, nel 2000, il Nobel per la chimica. Ma cos'ha realmente scoperto Heeger e cosa diventato tutto ciò negli ultimi 3 anni? Beh Heeger ha "semplicemente" trovato il modo di convincere la plastica di non essere semplice plastica bensì un metallo, magari un pò diverso dai suoi compagni, ma comunque valido semiconduttore. Una volta modificato lo strato elettronico di milioni di granelli di plastica li ha quindi immersi in una soluzione che è a tutti gli effetti in grado di trasportare dati sempre sulla base dello scambio di elettroni. Ovviamente le proprietà elastiche della plastica e la granularità dei primi chip creati con questa soluzione hanno sfornato dei componenti in grado di flettersi e dallo stesso studio sono state ottenute nuove materie plastiche ed organiche in grado di trasportare luce, dati e quant'altro (magari non la spesa). E proprio per quanto riguarda l'emissione luminosa si è avuto il primo tangibile vantaggio, con la creazione degli Oled, ovvero gli Organic Led, normali led luminosi composti dalla plastica di Heeger e da altri composti organici in grado, attraverso la differenza di potenziale di due conduttori aderenti, di variare la colorazione singolarmente e senza limiti dando vita al primo monitor "elastico". A questo punto diventa facile immaginare i vantaggi nella vita di tutti i giorni e soprattutto in campo medico e cybernetico.
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