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Sindrome da ritardo cronico |
scritto da pinko il lun, 02 feb 2004 @ 15:25 |
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L'anno 2003 ha visto un trend, quello del ritardo sulla commercializzazione dei titoli, un tempo destinato a qualche uscita, dilagare fino a raggiungere vette inimmaginate. Chi sospirava un tempo per i miseri sei mesi di ritardo di un Molyneux o di un Carmack (attualmente Fable e Doom3) oggi è costretto a dilatare i tempi fino a un anno, un anno emmezzo o persino due. Quasi metà dei titoli sono stati posticipati, quando va bene di "soli" quattro mesi, e non includo certo Half Life 2 al quale concedo ancora il beneficio del dubbio, mentre le teste di ponte, forse per l'ottimizzazione, forse per esasperare l'hype e aumentare il volume pubblicitario senza spendere un centesimo, subiscono ritardi consecutivi che si assommano uno dopo l'altro. E dire che alla fine del secolo scorso, non molti anni fa quindi, gli sviluppatori si lamentavano delle pressioni dei publisher per uscite tempestive che non lasciavano tempo agli stessi di perfezionare i loro titoli. Il bisogno di promozione ha davvero imposto queste pratiche? Oppure c'è un altro motivo dietro a tutto? Sono forse rimasti cosi pochi i nomi importanti e rivoluzionari per il mercato videoludico? Per coprire le mancanze dell'entertainment elettronico è ormai necessario parlare degli stessi titoli per oltre tre anni? Beh forse parlo a vanvera ed è solo una questione di hype, di promozione, di mercato. In fondo ci hanno quasi costretti a pensarla in questo modo e il pensiero che qualcuno possa ancora accorgersi di avere la coscienza sporca è solo una favoletta per bambini.
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