 |

VIDEOGIOCHI DA OSCAR
Molti avranno nel cuore un'avventura grafica o persino testuale, magari la prima giocata,
quel platform difficilissimo che ci ha impegnato per notti intere o addirittura il giochillo da bar, quello difficile,
con la coda di persone che ti vedono vincitore tra un'esplosione e l'altra, ed il conteggio dei punti
che sale alle stelle.
Alcuni giochi sono nella cultura generale di ogni appassionato, sono le cosiddette pietre miliari, che, di volta in volta, hanno
segnato il passo, creato nuovi filoni, emozionato migliaia di giocatori.
Il primo filone innovativo partì con i giochi di ruolo per PC ed in questo panorama, che di giorno
in giorno si arricchiva di nuovi titoli, emerse la Cinemaware dando alla luce Dungeon Hack e riscuotendo un successo incredibile,
ma la Cinemaware non si limitò al mondo dei GDR, a breve infatti invase tutti i generi videoludici in voga sulle macchine dell'epoca. In particolare, per giocabilità, originalità e grafica, emerse Defender Of The Crown il cui nome è ancora ben saldo nelle menti dei videogiocatori di vecchia data. Da tempo ormai non si hanno immagini del nuovo venuto, secondo capitolo di DOTC dal titolo Robin Hood, che, oltre ad essere il simbolo della rinascita Cinemaware, ha il compito di unire il gameplay del suo predecessore con le ultime tecnologie grafiche (3D ovviamente) e con una trama d'eccezione basata appunto sulla leggenda di Robin Hood. Nell'attesa di questo strategico/avventura/arcade e della ventata di aria fresca che, probabilmente, ci porterà, eccoci a riassumere la storia di una software house il cui nome si affianca ai colossi che hanno letteralmente costruito, mattone su mattone, il mercato dei videogames.
Quando si parla di numeri, in questo mercato, i primi titoli a risaltare appartengono alle console ma quando si parla di tecnologia, trame e pietre miliari sfido chiunque abbia più di 20 anni a negare che sono Eye Of The Beholder, It Came From The Desert, Monkey Island, Another World, Zork, Dafggerfall, Quake (Wolfenstein), Dune2 (e molti altri) i nomi simbolo del videogioco d'autore.
Torniamo ora al cuore dell'editoriale, ovvero i titoli e gli uomini che hanno portato il nome Cinemaware nell'olimpo dell'entertainment elettronico con Activision, Ocean, Sierra, Origin, Infogrames e le sempre più geniali ed abili Blizzard e Westwood, che ancora oggi permettono la sopravvivenza del personal computer sfruttandone i punti di forza.
Torniamo all'epoca in cui prima di tutto venivano i sogni e l'immaginazione degli autori e solo dopo si considerava l'aspetto commerciale del prodotto con tre titoli che ne sono l'emblema per utenti e programmatori.
Rocket Ranger
Forse il favorito dei fans Cinemaware, Rocket Ranger sfrutta la licenza di un vecchio telefilm
per confezionare un titolo dal gusto cinematografico. Difatti è proprio dallo sfruttamento di date licenze e dell'atmosfera dei vecchi film Hollywoodiani che nasce il nome Cinemaware. Il vostro compito è sconfiggere i nazisti o, perlomeno, rallentare la loro avanzata ed avvantaggiare l'esercito alleato. Per compiere la vostra missione avrete a disposizione alcune spie ed il vostro inseparabile Jetpack dorato la cui velocità dipende da un misterioso minerale: il Lunarium. Il minerale proveniente dalla sorridente luna fa gola anche ai seguaci del Reich, e questo fattore vi procurerà non pochi problemi in questo fantastico action adventure.
In queste immagini la copertina, la sezione di volo (il decollo in questo caso) ed un combattimento. Piattaforme screens C64 e Apple.

Defender Of The Crown
Invece che personaggio principale Robin Hood, nel primo capitolo, è un tassello, uno tra gli uomini che cambiarono Albione sfidando i nemici dell'Inghilterra. Tra duelli, tornei, giostre e assedi si dipana una complessa trama che attraversa quasi tutti gli stili videoludici. Dalla strategia fino all'arcade più semplicistico DOTC offre tutto, miscelandolo, ovviamente, con il pathos tipico di un colossal cinematografico. Questo è il titolo che più diffuse il nome Cinemaware nel settore vel videogaming.
Di sguito la copertina e quattro immagini che ritraggono la mappa, la preparazione all'assedio, il sempreverde Robin Hood e la giostra dove i cavalieri iniziano il duello. Piattaforma screens Amiga 500.


It Came From The Desert
Ultimo ma non ultimo il titolo che preferisco in assoluto. Un'avventura a schermate fisse intramezzata da scene arcade incredibili per l'epoca. La sezione più famosa è la sensazionale fuga dall'ospedale della quale parlo ancora di tanto in tanto con gli amici (Vero iena? :)), e che chiunque abbia provato il gioco non può dimenticare. Se i titoli Cinemaware hanno mirato a ricreare l'atmosfera tipica dei film, It Came From The Desert riesce a migliorarla, trasformando una trama da B-Movie anni 50/60 nell'avventura più coinvolgente di tutti i tempi. Anche in questo caso la grafica, quasi miracolosa per l'ecoca, fu accolta con un entusiasmo senza pari dai videogiocatori di tutto il globo. Chi non ha avuto occasione di giocare a ICFTD e si ritiene un appassionato di videogaming dovrebbe ovviare a questa mancanza nei 5 minuti successivi alla lettura di questo articolo. Sconfiggere una formica lunga 10 metri è una di quelle tappe considerate fondamentali per crescere come videogiocatore :).
In queste immagini la scatola, i titoli iniziali, un'attacco massimo alla minaccia insettoide, un combattimento in solitario con una formicona ed il primo personaggio che incontramo nel gioco. Piattaforme screens Amiga e C64.


PinkO |
 |